La Galleria d’arte La Tartaruga al tempo della mostra “Famiglia Famiglia” nel 1971 svolgeva fin dagli anni Sessanta un importante dialogo con le avanguardie artistiche soprattutto romane. Si avvalse all’inizio degli apporti americani e europei delle nuove forme d’arte, avviando il confronto e una nuova creatività, e negli anni Settanta avvicinò le elaborazioni successive, più “mentali”, concettualiste o minimaliste, o più legate all’arte performantica e del corpo – ma sempre valorizzando e difendendo la figura e il segno nella pittura, come presenza umana e arte. Il gruppo legato alla Galleria si collegò anche all’apporto di alcuni artisti che collaborarono con psicoanalisti interessati nel campo della espressione (linguistica, iconografica ecc) e nel campo dello studio del gruppo e delle sue risorse semiotiche.
Un esempio che vale la pena ricordare fu l’ospitalità che La Tartaruga diede nello stesso periodo ad un convegno che vide l’incontro dei due principali centri di ricerca di Roma nel campo del gruppo analitico: Il Pollaiolo e Lo Spazio psicoanalitico, a quel tempo coordinati rispettivamente, con diversi modelli teorici e soprattutto clinici, da Francesco Corrao e Claudio Neri, e da Paolo Perrotti. Il dibattito fu eccezionalmente lungo e vivo e affrontò vari temi relativi all’uso dell’interpretazione psicoanalitica e delle sue differenti strutturazioni all’interno del gruppo, come l’uso della metafora o di altre strutture simbolizzanti del linguaggio, o piuttosto l’uso clinico diretto dell’interpretazione classica.
La mostra “Famiglia Famiglia” mette di fronte due foto di gruppo, uno familiare uno psicoanalitico, con Freud al centro. Le foto, notissime, sono state considerate dal pittore, Gianfranco Notargiacomo, nel senso di intervenire con qualche elemento di colore, che connotava la continuità epocale dalla foto in bianco/nero a quella colorata, e la continuità epocale del tema, e della presenza della psicoanalisi.
La mostra sembra basata su una domanda: quale gruppo? Quale è gruppo? e quale non è?
Stefania Marinelli