Edward Hopper: Gente al sole (People in the sun), 1960, olio su tela, cm. 153×102, Smithsonian American Art Museum, Washington.
Hopper raffigura queste cinque persone in modo molto enigmatico, cosa del resto per lui abituale. Nell’approcciarci a quest’opera potremmo chiederci, ad esempio, in che luogo si trovano, o perché pur prendendo il sole sono vestiti in maniera così accurata. O ancora, che tipo di paesaggio si apre davanti a loro o chi sia e cosa stia leggendo la persona che è seduta più indietro. Ma dal nostro punto di vista la domanda più importante è tipo di legame ci sia tra queste persone, in cosa consista il loro essere un gruppo. A quest’ultima questione si può agevolmente rispondere che non c’è nessun legame, anzi da come l’artista raffigura i personaggi si percepisce l’incapacità di comunicare dei singoli soggetti e la loro solitudine; sensazione questa che si prova con quasi tutte le figure che popolano le opere di Hopper, si pensi ai “Nottambuli” del 1942, o a “Sera azzurra” del 1914.
Quello che unisce queste cinque persone, congelate sotto il sole, e che ce le fa sentire un gruppo è il fatto che condividono lo stesso vissuto emotivo, cioè l’alienazione rispetto al contesto, che a sua volta rimanda una sensazione di falsità.
Marco Tramonte