Psicoterapia di gruppo


PSICOTERAPIA DI GRUPPO

Presentazione dell’area tematica
di Stefania Marinelli

Il gruppo è uno spazio sociale che favorisce lo sviluppo delle relazioni fra le menti degli individui che ne fanno parte e facilita la nascita di legami identificativi e la creazione di una cultura comune. Quando tale cultura è aiutata dal funzionamento del gruppo e dall’analista a evolvere riuscirà ad acquisire funzioni di metabolismo e di rappresentazione dei propri contenuti e dei legami interni che attraversano il gruppo.
La mentalità originaria, che sta alla base del gruppo, è generata secondo Bion dall’incontro e lo scambio delle valenze primitive e protomentali dei membri. Il gruppo può sviluppare nel tempo una vicenda condivisa, producendo una catena associativa che fa da ponte fra il qui e ora dello spazio mentale comune e la riattualizzazione delle memorie di base. Questa elaborazione contribuirà a trasformare la mentalità basica del gruppo verso forme di pensiero e metodi di lavoro più evoluti. Essi saranno sentiti dai partecipanti come esclusivi e dotati di qualità generose, feconde e soprattutto tali da apportare chiarezza e rigenerazione anche nel tempo futuro. Tali risorse sviluppate dal gruppo e dalle sue facoltà di elaborazione condivisa tendono a stabilizzarsi, ad essere sentite come particolarmente forti e potranno essere interiorizzate come un insieme organizzante di funzioni psichiche a carattere sociale.
Questo elemento conferisce una qualità particolare alla sicurezza del singolo, un elemento di collocazione nel contesto, un rinforzo della propria individualità all’interno del reale e dei legami sociali. Anche il senso di coesione soggettiva può essere reso più efficace dal tipo di introiezione sociale che stiamo descrivendo e può attenuare il sentimento di debolezza personale, a favore di una percezione della relazione di reciprocità e di possibilità evolutive dei legami intersoggettivi.
Alla base di questa dimensione che i membri di un gruppo terapeutico acquisiscono vi è stata l’esperienza graduale di passaggi e fasi evolutive (Neri 2004) e la costruzione di un processo affettivizzato e che si è progressivamente differenziato dall’unità sincretica iniziale (originaria) verso la tensione di individuazione delle differenze e di tempi e spazi dell’esperienza maggiormente articolati e complessi. Aver potuto costruire e attraversare tale processo, che contiene anche dolore, oltre a desiderio di conoscenza e di legame, mette il gruppo nella condizione di sentire se stesso capace di produrre l’ insieme delle rappresentazioni che il contatto fra più individui ha generato. Connettendo fra loro in modo fecondo, come in una tessitura nuova, diversi stati mentali soggettivi che interagiscono all’interno di un contenitore determinato, il gruppo sente di poterli trasformare, maturandoli fino ad approdi psichici collettivi più organizzanti e allo sviluppo anche di capacità di autorappresentazione (Neri, ibidem).

Il gruppo omogeneo, cioè monotematico o monosintomatico e costituito sulla base di una o più comunanze, altro non è che un’occasione o una forma che il gruppo si è data per esperire in maniera specializzata, basata su un assunto definito, i processi di costruzione di una vicenda collettiva. Il particolare carattere di omogeneità dei partecipanti introduce un fattore diversificante, per il quale essi sono stati pensati come simili sulla base di una comunanza utilizzata per pre-definire l’area del gruppo e questa differenza pone la necessità di comprendere la natura e la funzione di tali fattori differenzianti o specifici, e quali siano.

La sezione ospita contributi volti a studiare il campo di gruppo e in particolare il campo omogeneo di gruppo e/o il campo del gruppo omogeneo.
Una breve introduzione tende a chiarire l’ambito delle ricerche già presenti e quelle che via via saranno sviluppate e inserite.

Alla base della configurazione omogenea di un gruppo vi è un assunto specifico comune: esso può essere dato da una malattia o una condizione, permanente oppure temporanea, o da altri ordini di appartenenze e comunanze. L’assunto omogeneo può essere configurato all’interno del gruppo come un problema, una patologia, o come un fine da raggiungere, o come un conflitto o difficoltà condivisi, o come un elemento che fornisce identità e appartenenza. In tutti i casi, o perché il gruppo omogeneo difende una identità omogenea, o perché si pone alla ricerca del suo contrario, cioè la discriminazione e l’individuazione delle differenze, esso ha già fondato un campo mentale nel quale il tema dell’identità contrapposto a quello dell’omogeneità è reso presente, per esempio rispetto ad un gruppo nel quale non sia dichiarata alcuna “omogeneità” o “disomogeneità”.

Parlando di gruppo omogeneo monotematico e monosintomatico intendiamo affermare che sono da esplorare quei gruppi terapeutici, per lo più istituzionali e focali, ma che formano nel loro insieme una categoria più generale, nata sulla base di “affinità elettive”. Può essere che si organizzino sulla base di esigenze pragmatiche dell’istituzione sanitaria, oppure di motivazioni sociali significative, come una valutazione epidemiologica, o di ricerca in un campo collettivo ritenuto fisiologico ad una data condizione (come ad esempio i gruppi con familiari di tossicodipendenti, o di portatori di handicap, o con coppie desiderose di fare adozioni, o con individui di una data fascia generazionale ecc); o sulla base di scelte applicative (per esempio la preferenza per il gruppo come luogo di cura adatto ad una data patologia a carattere sociale (come l’ambito delle dipendenze, o delle malattie psicosomatiche o di alcune malattie organiche, chirurgiche ecc). In tutti questi casi acquista un significato importante comprendere la natura della variante specifica introdotta da questi elementi nel funzionamento del gruppo.

Un elemento che il processo di gruppo e più in particolare di gruppo omogeneo tende a far emergere è il legame di reciprocità dell’apparato individuale con quello sociale.

Il gruppo è il luogo nel quale è maggiormente stimolata e rivissuta l’area della connessione degli individui con il loro gruppo di appartenenza sociale (familiare, istituzionale, lavorativo, linguistico, etnico ecc) e in cui il transito degli elementi soggettivi verso quelli sociali e viceversa diviene fondativo. Se il gruppo lavora bene, l’identità di condizione fra i membri per sua stessa natura tenderà a far emergere tale relazione reciproca e a stimolare d’altra parte la ricerca delle differenze e degli stili soggettivi.

Soprattutto la malattia, somatica e mentale, specialmente se comune e condivisa, è presto svelata all’interno del gruppo come un esito a valle di un processo, a monte del quale si ritrovano proprio tali connessioni e reciprocità. Nel gruppo con finalità analitica, il cui dispositivo sia tale da sviluppare lavoro collettivo e ricerca degli elementi inconsci comuni, soprattutto primitivi e protomentali, emergeranno da vari punti di vista i legami di interdipendenza sia dei partecipanti fra loro, sia con il loro gruppo di riferimento, o appartenenza.
Varie discipline (quali l’antropologia, l’etnologia, la psicologia sociale, la sociologia, l’etologia, le neuroscienze, la linguistica) hanno studiato le relazioni di scambio fra la vita del contenitore sociale e quella degli individui che ne fanno parte, e hanno rivelato e attribuito loro diversi significati. Ma soprattutto nell’ammalarsi l’individuo si rivela infinitamente più dipendente dal suo gruppo rispetto a quanto ritiene di sentirsene emancipato consapevolmente. Il gruppo di analisi rielabora un livello della profondità dello scambio fra gruppo e individuo che investe la sua costituzione somatica – emotiva, biologica, neuronale, e la natura “incorporata” (individuata da Rouchy, 1998) dei suoi comportamenti automatici e mutuati dal contesto in modo inconsapevole e somatico non mentalizzato. L’ esplorazione da parte del gruppo di tali aree della mente arcaica, che veicolano contenuti impersonali non regolati dall’apparato individuale e la riattualizzazione della loro esperienza rivelano le connessioni causali, o matriciali, promuovendo un lavoro comune con i materiali psichici più vicini all’inconscio primordiale: il sogno, la narrazione mitica, il rito, la catena associativa aiutano il gruppo a vivere una dimensione sognante produttiva e a far emergere nuovi contenuti inconsci. La funzione stimolante e metabolizzante attivata dal gruppo, denominata da Corrao funzione gamma, crea un ponte fra i contenuti e i funzionamenti della mente sociale sincretica e il dispositivo sociale che li riattualizza, per esperirli e rielaborarli nel qui e ora del gruppo in modo condiviso e trasformante. I materiali onirici e mitici contengono per la loro natura strutturale e semiotica questi elementi, li veicolano in una forma accettabile per la coscienza e ne consentono la rievocazione, la narrazione e l’esperienza attuale. La funzione gamma che stimola e organizza questo lavoro è analoga alla funzione alfa e al lavoro che essa svolge nella relazione di accoppiamento all’interno della mente individuale e nel modello di relazione madre-bambino, descritto da Bion come metabolismo che produce con il suo lavoro sempre nuovi elementi inconsci e nuovi elementi alfa per elaborarli.
Ricollegandosi all’idea di Anzieu (1966) sull’analogia tra gruppo e sogno, e sul gruppo come luogo della realizzazione dei desideri inconsci e vietati Kaës (2002) scrive che […] lo spazio psichico dei gruppi nei quali si producono ed enunciano i sogni è già esso stesso uno spazio onirico.
“Più in generale il gruppo può essere considerato come uno spazio di rêverie, un luogo di proiezione e di illusione, uno spazio transizionale dove possono coesistere il dentro e il fuori, l’Io e il non-Io, gli altri e il Sé, il mio e il non mio, il già lì, il passato e il non ancora avvenuto. Questa coesistenza può essere un momento paradossale e fecondo che presuppone una esperienza soggettiva ed inter-soggettiva di tolleranza e di fiducia. Fare gruppo esige che sia costituito uno spazio comune e condiviso; questo spazio è in parte trovato in parte creato: è il luogo dove più voci, immagini, memorie si incontrano e creano nuove combinazioni polifoniche e simboliche”(Ottaviani 2005)
Un’altra dimensione importante da prendere qui in considerazione al fine di introdurre i contributi che saranno ospitati in questa sezione è quella del “campo”.

Tra i membri del gruppo e l’analista si crea un campo emotivo, mentale, affettivo, con qualità proprie e autonome, simile a un terzo.
Il campo può essere visto come campo “attuale” e “storico”, cioè come interazione costante tra elementi presenti qui e ora nel gruppo – come fantasie, pensieri, memorie, emozioni, atmosfere – e il deposito di relazioni e rappresentazioni affettive, ideative, emozionali, stratificato nel tempo della vicenda del gruppo (Correale 1990). Il campo può essere definito inoltre come stato mentale (Neri 2004), che influenza le relazioni dei membri del gruppo, la loro percezione ed espressione dei pensieri ed esiste al di là delle delimitazioni spazio-temporali.
Se il campo di un gruppo è un campo omogeneo avrà caratteristiche proprie, da studiare di volta in volta nelle diverse applicazioni, che non sarebbero descritte a sufficienza se ci limitiamo a considerare la loro collocazione generale nell’ambito dei processi di omogeneità-disomogeneità, e di regressione verso l’indistinzione come stimolo verso il processo di individuazione e differenziazione.

Un’ulteriore prospettiva è importante delineare nell’introdurre al tema del lavoro con i gruppi omogenei. Sia che si consideri un gruppo omogeneo-disomogeneo su un piano reale oppure apparente degli elementi che lo costituiscono, sia che tali elementi siano superficiali oppure profondi e qualificanti, è in tutti i casi necessario per l’analista e per il gruppo avere la possibilità di transitare dallo sfondo al primo piano della scena e della vicenda, e dalla superficie all’area profonda della vita psichica del gruppo. In questo senso la condizione di omogeneità del gruppo, quasi che potesse fungere da oggetto intermedio o da catalizzatore, stimolerebbe la creazione di una membrana delimitante, proprio dove essa manca. Su questo punto Rossimonti (2005) nella sua recensione del libro Gruppi omogenei esprime con chiarezza “che, prendendo forse troppo alla lettera l’idea stessa di una psicologia del profondo, ci si è qualche volta troppo dimenticati della superficie: vale a dire del fatto che, anche per occuparsi del profondo, bisogna conoscere quali strade percorrere in superficie. Oltre che del fatto che qualche volta il profondo si nasconde proprio alla superficie”.
Paradossalmente tuttavia, la storia della applicazione della psicoanalisi ai gruppi è segnata proprio dal lavoro con gruppi omogenei: basti pensare al lavoro pionieristico di Bion su gruppi di soggetti vittime di traumi di guerra. Dove la omogeneità in quel contesto era duplice: da un lato è una omogeneità di carattere clinico, dall’altro una omogeneità di ruolo
“.

Le varie aree del sito, ponendo l’attenzione ai diversi temi introdotti e all’esigenza di produrre nuovi modelli di lavoro, trattano molteplici aspetti specifici del campo omogeneo di gruppo e in particolare le delimitazioni che si rendono necessarie sia dal punto di vista della concezione, della durata, della composizione del gruppo stesso, sia delle tecniche di conduzione.
Personalmente credo che se un gruppo omogeneo fosse concepito per restare tale in un tempo non determinato (focale) ma indefinito come quello dei gruppi misti, la sua conduzione porrebbe alcuni problemi
specifici. Infatti le istanze originarie contenute nell’essere e/o nel voler permanere “omogenei”, maturando nel tempo tenderanno ad assumere nuove forme e ad acquisire differenti funzioni e fattori di evoluzione. Il problema dell’analista e del gruppo, di continuare a rintracciarne la presenza, le nuove configurazioni e l’intreccio dinamico con gli altri
elementi del campo, porrebbe così una questione di discriminazione non sempre facile da individuare e trattare, in quanto aumenterebbe il contrasto fra l’emergere delle differenze e l’evoluzione dei significati che via via il valore della omogeneità come patrimonio matriciale condiviso ha acquisito durante la vicenda sociale. Direi che precisamente l’analisi della resistenza verso le esperienze nuove diventerebbe più complessa.
Nelle aree del sito si presentano cinque sezioni nelle quali sono considerate differenti omogeneità che possono abitare il gruppo.
Quella della dipendenza (da sostanza, da cibo, o altre forme senza uso di oggetto, come alcune forme recenti delle cosiddette new addiction). Quella della malattia organica che mette in primo piano lo studio della relazione mente-corpo, la rappresentazione del mentale e del somatico, ed esplora la divaricazione, la sovrapposizione o l’integrazione delle rappresentazioni prodotte dal gruppo che lavora nell’ambito della medicina organica. La sezione che si occupa dell’omogeneità del gruppo di formazione, mette in chiaro come il gruppo sia basato sulla messa in comune del disagio lavorativo e sulla mobilizzazione psichica, affettiva, sensoriale dei curanti, connessa con le mansioni e i ruoli istituzionali, e come esso ricerchi risposte terze e nuove rispetto all’isolamento degli elementi di sofferenza dei singoli operatori. In questo caso l’omogeneità del gruppo che lavora con i curanti aiuta a fluidificare e metabolizzare il carico emotivo e il rischio di eccessi identificativi o di saturazione. Questo genere di gruppo può riuscire a creare un panorama più ampio del campo di lavoro dei curanti, dei suoi contenuti e legami (o assenza di) che lo rendono distante e inerte oppure degno di suscitare attenzione e partecipazione; e ad attribuire a tali elementi significato e senso vitale.
BIBLIOGRAFIA

Anzieu D. (1976), Il gruppo e l’inconscio, Borla, Roma 1987.
Bion W.R. (1961), Esperienze nei gruppi, Armando, Roma 1971.
Bion W.R. (1992), Cogitations, Armando, Roma, 1996.
Corrao F. (1981), “Struttura poliadica e funzione gamma”, Gruppo e Funzione Analitica, II, 2.
Correale A. (1991), Il campo istituzionale, Borla, Roma.
Neri C.(2004), Gruppo, Borla, Roma
Ottaviani E. (a cura di) (2005), Seminario Gruppo-Arte-Psicoanalisi, Facoltà di Psicologia, La Sapienza, Roma.
Rossimonti M. (2005), Recensione di Gruppi Omogenei, a cura di S. Corbella, R. Girelli, S. Marinelli, Funzione Gamma Site, www.funzionegamma.edu
Rouchy J.C. (1998), Il gruppo spazio analitico, Borla, Roma, 2000.
Kaës R. (2002), La polifonia del sogno, Borla, Roma.